
Siamo ormai giunti al termine di questo 2020, anno che tutto sommato si è aperto con buone premesse dal punto di vista economico ma che si è ben presto trasformato in un vero incubo per il capitalismo mondiale.
Dal punto di vista nazionale, la pessima politica sanitaria, ha visto, in oltre 10 anni, tagli costanti, a fronte di una inarrestabile privatizzazione e inefficiente centralizzazione.
Tutto ciò, nella prima vera emergenza dal dopoguerra, ci ha visti impreparati e pietrificati di fronte al collasso della gran parte delle strutture ospedaliere, con l’evidente conseguenza di un lockdown totale e la condanna dell’economia.
I danni di queste chiusure, seppur necessarie (ma evitabili), saranno così importanti da ripercuotersi nell’arco del decennio appena iniziato.
Dando un’occhiata a Piazza Affari, le borse sono in trepidante attesa di come sarà gestita, da parte dell’UE, la distribuzione dei vaccini, oltre alle indicazioni sul fronte della politica monetaria dei prossimi mesi, in questo senso, quasi certamente, la Banca centrale sosterrà le politiche di massiccio acquisto dei titoli di stato dei paesi in maggiore difficoltà, fra i quali ovviamente, l’Italia occupa un posto in pianta stabile.
Saranno 1800 i miliardi di euro (sovranisti permettendo) che saranno stanziati tra Recovery Fund e Mes nel periodo 2021-2027 per ricostruire un’Europa più verde, unita e proiettata al futuro.
Si dovrà sfruttare questo incredibile sostegno economico e cercare il più possibile di limitare i danni (con i tagli connessi).
Sarà necessario cancellare quei sussidi economici che non generano un ciclo virtuoso (reddito di cittadinanza in primis e non solo) andando a sgravare di contro, le imprese che assumono e generano occupazione.
Serve una politica coesa e responsabile, una politica che sappia dare risposte chiare fornendo una visione di progettualità; il mondo non vede l’ora di ripartire, l’Italia, questa volta, non può permettersi di restare in panchina.
E se il governo ascolta i boomer e dimentica la cultura, tranquilli, per fortuna c’è l’Europa, nell’ambito del Next Generation UE infatti, è notizia recente che saranno stanziati circa 2,8 miliardi di euro a sostegno della ripresa delle attività culturali.